LA FELICITÀ

Le riflessioni di Ci. Sta. I.

LA FELICITÀ

Le riflessioni di Ci. Sta. I.

Cosa ti rende felice, nel lavoro e nella vita? Cosa è per te la felicità?” Sono queste due delle domande che in questi mesi abbiamo rivolto a figure appartenenti a settori diversi, dal for profit al non profit. Indipendentemente dal ruolo e dalle esperienze di ciascun interlocutore la riflessione sul tema della felicità ha suscitato uno stupore generale ed è stata uno dei momenti più rivelativi del dialogo. Parlare di felicità all’interno di un discorso incentrato su questioni di carattere economico e lavorativo può destare alcune perplessità, eppure si tratta di un’operazione totalmente “naturale” se, come nel caso di Ci. Sta. I., il terreno sul quale ci muoviamo è quello dell’economia civile – cioè di quella tradizione di pensiero che, fin dalle origini, ha rivisto profondamente gli abituali confini dell’economico, sino a pensarlo entro la dimensione della «pubblica felicità».
Pensare la felicità in relazione al proprio lavoro è un passaggio che appare insolito ma necessario per riportare la persona, e ogni sua dimensione, al centro di un’economia che può farsi spazio di dialogo, reciprocità e fiducia.
A coloro che hanno partecipato alle interviste di Ci. Sta. I. è stato chiesto di ripensare il proprio percorso lavorativo, la propria esperienza, e successivamente di fermarsi a riflettere sulla felicità. Di quest’ultima non abbiamo volutamente fornito alcuna definizione di partenza. La felicità è stata semplicemente nominata, senza ulteriori precisazioni, una sorta di foglio bianco che ha permesso di lasciare totale libertà agli interlocutori nel determinare i contorni e i colori del tema. In tal modo, le risposte hanno lasciato emergere prospettive e sensibilità differenti, in una varietà di configurazioni che vanno dalla felicità pensata immediatamente in veste collettiva sino a quella la cui realizzazione coincide esclusivamente con il piano individuale. In tale gradazione ha preso forma anche il nesso tra la felicità e il lavoro, lasciando trasparire un nodo ancor più significativo: quello relativo al rapporto di ciascun interlocutore con la dimensione lavorativa. In fondo, riflettere sulla natura della felicità e sul suo grado di manifestazione nel tempo e nello spazio di lavoro apre alla possibilità di ripensare il senso del lavoro stesso, il ruolo che questo ha nell’esistenza personale di ciascuno e, soprattutto, in quale misura l’unicità di ognuna di queste esistenze, con le proprie passioni, esperienze e competenze, può manifestarsi e realizzarsi pienamente nel lavoro svolto.
In tal modo, riflettere su questo tema ci ha permesso di aprire uno spazio di dialogo e conoscenza reciproca, dove ogni risposta si è rivelata preziosa per incontrare lo sguardo di ciascun interlocutore sul proprio lavoro, ma che ci auguriamo possa anche essere un terreno nel quale le domande che abbiamo seminato possano continuare a crescere, stimolando a tornare costantemente sulle risposte offerte, a ripensarle e condividerle con altri.